Come ricorda spesso l’autorevole professor Luigi D’Alpaos, con l’avvento dell’Amministrazione Zaia è cambiato totalmente l’approccio alla materia: meno asfalto e più opere di difesa del suolo, in una Regione in cui nei precedenti ottant’anni si era realizzate ben poche opere di difesa idrogeologica.
UN PIANO DA 2,7 MILIARDI DI EURO
Proprio per questo la Regione ha messo a punto, con l’Università di Padova, un piano di opere necessarie per la messa in sicurezza del nostro territorio, redatto sotto la supervisione del prof. Luigi d’Alpaos, individuando tutti gli interventi necessari. Un piano che vale oltre 2,7 miliardi di euro, da destinare alla realizzazione di bacini di laminazione, al consolidamento di argini, alla ripresa di frane etc.” come ha spiegato l’assessore Gianpaolo Bottacin, che sta seguendo passo passo la realizzazione dei vari interventi.
IL METODO SCIENTIFICO
Non disponendo di tutte le risorse subito, la Regione ha dovuto definire un ordine di priorità nelle opere da realizzare basato sull’indice di rischio. “In sostanza, il metodo che ci siamo dati prevede di partire dalle opere che sono più urgenti secondo quanto, scientificamente, è stato stabilito per ogni intervento: un criterio che si basa sulla probabilità di accadimento e sulla dimensione dei danni che potrebbero essere provocati da un evento collegato all’opera da eseguire”. Criteri oggettivi, dunque, che definiscono un ordine di priorità che non si basa più su scelte politiche, ma su dati scientifici.
COSA E’ STATO FATTO IN QUESTI ANNI
In questi anni sono stati aperti 925 cantieri per un impegno finanziario di 911 milioni. Tutte opere forse meno visibili di altre, ma che hanno contribuito ad aumentare la sicurezza sul territorio. Allo stato attuale risultano completati gli interventi emergenziali più urgenti previsti dalla prima fase, che sono consistiti nell’eliminazione delle situazioni di imminente pericolo come per esempio le rotte arginali, i cedimenti arginali o spondali che, se non ripristinati rapidamente, causerebbero il rapido collasso delle strutture idrauliche. Il piano d’azione della Regione si suddivide infatti in due fasi: la prima, già completata, cosiddetta “emergenziale”, nella quale sono stati realizzati gli interventi strutturali che, pur in assenza di alcune verifiche, sono stati considerati immediatamente attuabili, in quanto sicuramente efficaci. “Utilizzando tutte le risorse a nostra disposizione abbiamo realizzato per la maggior parte interventi manutentivi, soprattutto nei territori che maggiormente hanno subito i danni dei fenomeni alluvionali”. La seconda fase, in attuazione in funzione delle disponibilità di risorse economiche, prevede la realizzazione di interventi strutturali: le Iopere di invaso.
“L’importo delle opere avviate, del valore complessivo di circa 900 milioni di euro, risulta, di fatto, molto limitato rispetto al fabbisogno quantificabile 3.267 milioni di euro (2.732 milioni di euro del “Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico” e 535 milioni di euro di danni alle opere idrauliche causati dalle piene successive alla redazione del piano). Dal 2010 ad oggi il Veneto è stato interessato da ben sei eventi di piena (2010, 2013, 2013, 2014 e 2015) per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza da parte del Dipartimento di Protezione Civile nazionale, senza menzionare gli innumerevoli eventi che hanno determinato allagamenti minori.
I BACINI DI LAMINAZIONE IN NUMERI
Certamente gli interventi più imponenti sono rappresentati dalle opere d’invaso, per le quali l’Amministrazione Zaia ha finora stanziato 350 milioni di euro per la loro realizzazione.
Il primo nuovo bacino inaugurato, opera simbolo della rinascita del Veneto sotto il profilo della difesa idraulica, è quello lungo il torrente Timonchio a Caldogno, per la sicurezza dell’area metropolitana di Vicenza: ha un volume massimo invasabile di 3.800.00 mc, una superficie di 105 ha, ed è costato 41 milioni di euro, con un risparmio di 5 milioni rispetto agli iniziali costi preventivati.
Opera simbolo della rinascita del Veneto sul piano della sicurezza idraulica, il bacino di Caldogno è stato inaugurato a novembre 2016. Per l’apertura delle paratoie ci si basa su un protocollo preciso fondato su un modello matematico, con un timing quasi chirurgico, per arrivare al limite prima dell’apertura.
Siamo invece al rush finale per la realizzazione del bacino di Colombaretta sul torrente Alpone, in località Colombaretta, nel territorio del Comune di Montecchia di Crosara (Verona).
La sicurezza idraulica è una priorità della Regione e nel piano generale che è stato predisposto negli ultimi anni sono programmati interventi su tutto il territorio veneto per un importo di quasi 3 miliardi di euro. I bacini di laminazione sono fra le opere strutturali più importanti e tra questi c’è proprio l’invaso sul torrente Alpone. Ma in materia di difesa del suolo contano anche tantissimi altri interventi che in genere non fanno notizia, perché quando tutto va bene non sono visibili, ma che diventano fondamentali in caso di eventi atmosferici. Per questo la Regione continua ad investire, anche se il rischio zero non esiste, per dare sicurezza al territorio: su questo fronte sono già state completate o avviate centinaia di interventi per circa 900 milioni di euro.
È ad uno stato d’avanzamento del 96 per cento la realizzazione di un’opera d’invaso sul torrente Alpone, in località Colombaretta, nel Comune di Montecchia di Crosara ( Verona): l’opera ha un volume massimo invasabile di 935.000 mc e una superficie di 37 ha. Il costo complessivo ammonta a 12,9 milioni di euro. L’inaugurazione è prevista per giugno 2018.
L’avanzamento lavori è all’88 per cento per le opere di laminazione delle piene del fiume Agno Guà attraverso l’adeguamento dei bacini demaniali di Trissino e Tezze di Arzignano nei Comuni di Trissino ed Arzignano, Vicenza. (bacino di monte). L’opera, del valore di 22,7 milioni di euro, ha un volume massimo invasabile di 2.700.000 mc, con una superficie di bacino di 44 ha. La fine lavori è prevista durante l’estate di quest’anno.
L’avanzamento lavori è al 90 per cento per gli interventi di laminazione delle piene del fiume Monticano alla confluenza con il fosso Borniola nel comune di Fontanelle. L’importo complessivo dell’opera è di 2,3 milioni di euro, il volume massimo invasabile è di 241.000 mc e la superficie totale del bacino è di 8,9 ha. La fine dei lavori è prevista per settembre 2018.
L’uso razionale delle risorse pubbliche
Nessuno degli interventi realizzati ha comportato aumenti della spesa prevista. Anzi, si sono ottenuti risparmi sull’esecuzione delle opere. Il bacino di Caldogno, ad esempio, ha avuto un costo di 5 milioni in meno della spesa inizialmente preventivata e ha dato lavoro a una quarantina di aziende.
L’obiettivo finale : la riduzione del rischio seguendo le leggi della fisica
“Il rischio zero in materia di sicurezza idraulica non esiste. Ma si deve imparare dagli errori del passato per ridurre il più possibile l’indice di rischio. Non si può costruire dappertutto, perché l’idraulica segue le leggi della fisica e in questo senso occorre maggior senso di responsabilità da parte di amministratori e tecnici”.