Le tegnùe sono formazioni sottomarine costituite da rocce che hanno avuto origine in seguito a processi chimici e biologici e sono localizzate da poco più di un miglio dalla costa fino al centro dell’Alto Adriatico, nel tratto di mare che va da Chioggia a Grado.
La loro importanza deriva dal fatto che costituiscono aree privilegiate per l’insediamento, la riproduzione ed il pascolo di una grande varietà di specie. Per questo motivo alcune tegnùe come quelle al largo di Caorle e di Chioggia, sono state identificate quali Zone di Tutela Biologica (ZTB) (D.M. del 16 dicembre 2004: “Istituzione di una zona di tutela biologica denominata «Area Tegnue di Porto Falconera» Caorle”, e D.M. del 5 agosto 2002: “Istituzione di una zona di tutela biologica delle acque marine situate al largo del porto di Chioggia”) e come Siti d’importanza Comunitaria in ambito marino (SIC) (Delibera di Giunta Regionale n. 220 del 1 marzo 2011).
Il fondale del Mare Adriatico nord-occidentale risulta ricco di questi affioramenti rocciosi ubicati in modo discontinuo e a profondità differenti, comprese tra i 3 e i 40 metri, con un’elevazione dal fondale che va da pochi centimetri sino ad oltre due metri. Hanno estensioni molto diversificate che vedono massi isolati di dimensioni pari a qualche metro, fino a formazioni che si estendono per centinaia di metri quadrati di superficie, con forme molto eterogenee.
Pur rappresentando una frazione minima della superficie del fondale, le tegnùe costituiscono un’importante oasi per specie ittiche tipiche dei substrati duri, offrendo un elevato numero di nicchie ecologiche e costituendo un ottimo riparo per le fasi riproduttive di numerosi organismi marini.
La presenza di rocce sommerse al largo delle coste nord adriatiche italiane, come testimoniano gli scritti dell’abate G. Olivi (vedi il trattato “Zoologia adriatica” del 1798) è conosciuta fin dal XVIII secolo ai pescatori locali che le hanno sempre chiamate “tegnùe” per la loro capacità di trattenere e rompere le reti ma, anche se temute per i danni che potevano arrecare, sono sempre state apprezzate per la loro elevata pescosità.
L’interesse rappresentato da questi affioramenti, legato all’elevata biodiversità ed alle particolari associazioni bentoniche presenti, ha fatto sì che siano stati oggetto di numerose osservazioni e ricerche relative soprattutto agli aspetti biologici ed ecologici (Boldrin, 1979; Mizzan 1994; Ponti, 2001; Casellato et al., 2005; Cenci et al., 2005, 2006; Ponti e Mastrototaro, 2006; Ponti et al., 2006; Bertolino et al., 2007; Curiel et al., 2010).
Dal punto di vista della composizione, gli affioramenti sono costituiti da sabbie con cemento carbonatico, chiamate localmente “lastrure” e da una componente organogena più o meno sviluppata che contribuisce alla costruzione della parte sommitale della scogliera.
Il processo generativo porta a morfologie estremamente varie ed irregolari, che vedono formazioni con micro e macro cavità dovute alla diversa velocità ed irregolarità di accrescimento dei vari organismi costruttori, ad altre più compatte. La presenza di organismi costruttori è influenzata dalle locali condizioni idrologiche, in particolare dalla torbidità dell’acqua.
L’origine delle tegnùe non è ancora stata pienamente compresa. Sono state proposte diverse interpretazioni, ad esempio che derivino da processi di cementazione tipo “beachrock” (Stefanon, 1967; Braga e Stefanon, 1969). Gli autori attribuiscono queste formazioni rocciose sommerse al largo delle coste italiane dell’Alto Adriatico, costituite da arenarie con contenuto variabile di gusci di organismi marini, alla cementazione, ad opera di carbonati, di sedimenti lungo l’arenile. Tali formazioni rappresenterebbero quindi la testimonianza di antiche linee di spiaggia ora sommerse a causa della risalita relativa del livello marino. Studi più recenti chiamano in causa l’azione di fluidi ascendenti arricchiti in idrocarburi per la cementazione di parte degli affioramenti rocciosi (Conti et al., 2002; Gordini et al., 2004; Casellato e Stefanon, 2008).
Da anni la Regione Veneto attua monitoraggi e controlli dell’ambiente marino costiero e delle matrici acqua, biota e sedimento, in attuazione di specifiche normative in materia, ma anche su iniziative proprie nell’ambito di progetti proposti e finanziati dalla comunità europea o sulla base di apposite convenzioni con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
L’obiettivo generale degli studi finanziati relativi alle tegnue è consistito nell’approfondire anche gli aspetti geologici e geochimici, biologici ed ecologici, al fine di fornire alle amministrazioni locali un insieme d’informazioni che possano costituire un sistema informativo utile alla gestione, alla protezione e al monitoraggio di queste oasi naturali d’incomparabile importanza.
Con la legge regionale n.15 del 12 luglio 2007, la Regione ha voluto incentivare la protezione ambientale delle aree marine di pregio, la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche, la diffusione e la divulgazione della conoscenza dell’ecologia, della geomorfologia e della biologia degli ambienti marini costieri e delle peculiari caratteristiche ambientali delle tegnue, ed ha finanziato ad oggi oltre 60 progetti, diversi per finalità, natura, localizzazione e tipologia, ma tutti legati dal medesimo filo conduttore: la tutela e la valorizzazione del mare e la promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile.
Oltre alla tutela e valorizzazione delle tegnùe naturali, la Regione ha promosso la realizzazione e la posa di tegnùe artificiali realizzate con materiale inerte seafriendly con lo scopo non solo di ampliare le superfici colonizzabili, ma anche di creare un deterrente per un uso improprio delle attrezzature da pesca realizzando barriere di protezione che di fatto rendono difficoltosa l’attività di pesca abusiva mediante reti a strascico.
La Regione ha inoltre promosso e finanziato numerose iniziative per favorire una fruizione consapevole ed ecosostenibile di queste aree di pregio, attraverso percorsi subacquei guidati e promuovendo una forma di ecoturismo legato alle immersioni subacquee, ma anche incentivando programmi di carattere educativo e la realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale, oltre che azioni volte alla diversificazione, valorizzazione e riconversione delle imprese di pesca verso la molluschicoltura, la maricoltura e per lo sviluppo del turismo marittimo.