Tra gli interventi per la tutela, la promozione e lo sviluppo della zona costiera del Veneto e per la creazione di zone di tutela biologica marina, previsti dalla Legge Regionale n. 15/2007, nel 2015 è stato prodotto un bel volume intitolato “I Relitti del Golfo di Venezia gestione e valorizzazione della risorsa marina, censimento e localizzazione di tutti i relitti, loro riconversione da pericoli per la pesca professionale a oasi biologiche e giacimenti culturali”, Ideato dal Dipartimento di Medicina Ambientale e Salute Pubblica dell’Università degli Studi di Padova con la collaborazione della società C.A.M. – Idrografica di Venezia.
Come ha spiegato l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin nel presentare il volume “l’idea centrale di questa iniziativa è fondata sulla constatazione che una corretta gestione e valorizzazione della risorsa marina non può prescindere dalla conoscenza e dallo studio delle particolarità presenti sui fondali”,.
Con i suoi circa 150 chilometri di costa il Veneto rappresenta infatti il contesto ideale su cui concentrare un articolato sistema di indagine finalizzato al censimento e alla localizzazione dei singoli relitti; alla analisi delle caratteristiche chimico- fisiche dei sedimenti circostanti e del corpo idrico sovrastante questi siti; a vagliare le possibilità della loro riconversione da ostacoli per la pesca e la navigazione ad oasi biologiche, potenziali attrazioni per la libera immersione sportiva.
Il volume ha quindi il principale obiettivo di diffondere la conoscenza di alcuni affascinanti aspetti del patrimonio ambientalistico del nostro mare, oltre che degli episodi della storia delle nostre genti ad essi collegati.
Inoltre fornisce uno strumento informativo a supporto delle scelte gestionali, nel delicato settore ecologico e ambientale, nonché in quello turistico, e sarà utile anche per indirizzare le future ricerche marine.
La ricerca dei relitti sui fondali del mare ha anche effetti “collaterali” di straordinario interesse e valenza ambientale, connessi con l’individuazione di situazioni di potenziale pericolo di inquinamento, si pensi ad esempio ai serbatoi dei carburanti, o alle bombe inesplose, o ai carichi di sostanze più o meno nocive.
“Possiamo in definitiva affermare che abbiamo avviato un lavoro che ci sta portando anche a conoscere meglio il mare di fronte alla costa veneta – conclude Bottacin- e, laddove necessario, sarà possibile programmare e attuare gli interventi necessari per prevenire danni ambientali e preservare l’ambiente acquatico e gli ecosistemi da questo dipendenti”.